Basico e il qui pro quo. Basico come fondamentale.
- lorizzonte1
- 9 feb
- Tempo di lettura: 4 min

Chi mi conosce sa che per me le parole sono sacre e il loro utilizzo ancor più.
Tutto in funzione di un processo molto profondo che vede le parole che scegliamo e che pronunciamo essere veri e propri generatori e creatori del nostro destino.
“La parola, il verbo si fanno carne” riecheggia nella storia di ogni popolo richiamando immediatamente il concetto della parola che diventa realtà, un principio che attraversa la storia di ogni civiltà, cultura e tradizione.
La parola non è solo un mezzo di comunicazione, ma una forza capace di modellare la realtà, influenzare il destino dei popoli e plasmare il pensiero collettivo.
A volte crediamo che il destino sia qualcosa al di sopra della nostra volontà, senza sapere che realmente si tratta di qualcosa molto più a portata di mano di quanto osiamo immaginare o, meglio, a portata di parola.
Pensiamo a come un semplice “ti amo” può trasformare una vita, così come parole di discriminazione possono ferire e dividere.
Oggi, in particolare, vorrei far luce su come possiamo creare convinzioni nocive per la nostra evoluzione a partire dal fraintendimento e utilizzo improprio di una parola, in questo caso “basico”.
Nei miei incontri di crescita personale parlo frequentemente di concetti basici, ma noto che il termine viene in molti casi interpretato come sinonimo di semplice, qualcosa di immediato e facilmente applicabile.
Questa interpretazione, inoltre, può generare frustrazione e un senso di incapacità o inadeguatezza, quando porta a credere di non essere in grado di raggiungere qualcosa di basico, inteso come semplice e privo di difficoltà.
Quando si parla di elementi o concetti di base o basici che dir si voglia, stiamo parlando di fondamenti, di concetti fondamento, cioè alla base di un processo che parte dal basso e si sviluppa verso l’alto e in espansione. Quindi stiamo dicendo che quel basico non è più corrispondente a qualcosa di così elementare, ma ciò dal quale tutto parte e in assenza del quale non si può cominciare a edificare o creare.
A promuovere e rafforzare questo equivoco c’è, come sempre, un mondo e il suo sistema economico e commerciale che ha persino classificato diverse tipologie di abbigliamento all’interno di una stessa marca, denominando “basic” la linea più semplice e priva di orpelli.
Sappiamo che la mente funziona per associazioni e ancoraggi, creando collegamenti tra esperienze e concetti attraverso le sinapsi. Questi collegamenti danno origine a convinzioni che si radicano nel subconscio e diventano automatismi. Così, quando sentiamo la parola basico, potremmo inconsciamente associarla alla linea di abbigliamento semplice e accessibile a tutti. Di conseguenza, l'idea di basico, come qualcosa di facile e alla portata di chiunque, si estende automaticamente a ogni aspetto della nostra vita e a qualsiasi altro concetto.
Persino in chimica gli elementi basici non sono solo semplici costituenti della materia, ma veri e propri pilastri della chimica e della vita quotidiana. Senza di essi, anche i processi biologici fondamentali sarebbero compromessi. Sono quindi il fondamento invisibile ma imprescindibile del mondo che ci circonda. Gli elementi basici, come il sodio, il potassio, il calcio e il magnesio, sono essenziali per la vita. Il calcio, ad esempio, è il componente principale delle ossa e dei denti, mentre il potassio e il sodio regolano gli impulsi nervosi e l’equilibrio idrico nelle cellule. L'idrossido di magnesio si trova in natura nelle acque e nei minerali, contribuendo al mantenimento del pH negli ecosistemi.
Non intendendo di certo fare di questo mio articolo un trattato di chimica o biologia quindi mi fermo qui sperando che sia chiaro che, quando ci riferiamo a qualcosa che è di base o basico non stiamo parlando di qualcosa che è in mancanza di uno spessore in termini di importanza, tutt’altro, siamo di fronte a un elemento dal quale partire, acquisendone profondamente tutto il valore, divenendo coscienti dell’essenzialità e riconoscendone l’imprescindibilità.
Potrei scrivere un altro articolo sulla confusione tra essenziale come scarso, limitato, poco che nasce da tutte quelle volte che ci diciamo “mi raccomando portati l’essenziale” inteso come “porta poche cose” più che come “porta le cose importanti”.
Anche in questo caso penso che questo esempio sia già efficace per comprendere nuovamente come viviamo in una dimensione linguistica verbale fatta di concetti e significati ad essi incollati come un’etichetta che ci sono stati tramandati e che riportiamo nel nostro quotidiano pedissequamente e fedelmente.
Questo mio articolo desidera promuovere come sempre una vita più consapevole, uno sguardo più cosciente, una presenza maggiore in ogni azione che compiamo e che delinea il nostro quotidiano e determina e definisce il nostro personale cammino di vita.
Ripetere qualcosa non ci rende veramente tenutari della conoscenza e ricchezza che in essa risiede. Conoscerla nel profondo e divenire quella cosa, incarnarla portandola in essere, è ciò a cui dobbiamo aspirare ed è per questo motivo che non mi stancherò mai di scrivere e aiutare le persone a comprendere tutto questo attraverso la mia missione nella relazione d’aiuto.
Con immenso Amore.
Laura
Articolo saggio e molto chiaro, perfetto.
Utilizzando le parole per lavoro, ci sto sempre molto attenta... a volte fin troppo.
Una delle frasi che preferisco è del mio autore preferito, Alessandro Baricco:
"Le parole sono piccole macchine molto esatte[...]" 😘
Bello questo articolo .. una vita più consapevole uno sguardo più cosciente!! Queste frasi mi hanno colpito
😊😊🙏