top of page

Un sacco quando è vuoto non sta in piedi.

  • lorizzonte1
  • 24 mar
  • Tempo di lettura: 3 min


Il vuoto non è assenza
Il vuoto non è assenza

"Un sacco quando è vuoto non sta in piedi."

Quanta saggezza nei detti popolari. Nella loro semplicità regna l’essenza della vita umana e da essi possiamo trarre molti insegnamenti e risposte.


Cosa rappresenta questo sacco?

Quando è vuoto?

In cosa consiste questa condizione di vuoto e perché quando è tale non sta in piedi?


Quel sacco sei tu e quel vuoto che non è realmente assenza di qualcosa sono quei momenti nei quali sei scollegato dalle tue parti profonde, dalla tua coscienza, dal tuo sé reale e dalla tua anima. Questo accade quando siamo presi a rincorrere chimere, non in quanto cose impossibili da raggiungere ma perchè capaci di attrarre verso di sé le nostre energie, potenti come il canto delle sirene nel convincerci del loro valore assoluto sopra ogni altra cosa.

In questa corsa al tutto e subito rischi di trovarti esausto/a e disorientato/a mentre cerchi di rispondere a tutto e tutti, quindi a una moltitudine di chiamate fuori di te. 

Tutto ti reclama e sembra dirti che non sei abbastanza in quello che fai e in come lo fai.

Non sei più in grado di discernere e vedere ciò che realmente ha bisogno della tua attenzione e cura: TU.

Ogni volta che ti chiedi “come faccio?” , sei nel mito di Atlante sentendo che tutto il peso dell’intero globo pesa sulle tue spalle che le tue braccia sostengono il cielo come un fardello eterno, un peso difficile da sostenere.


Come sono arrivato/a a questo?

Come e quando è accaduto e come ho potuto permettere che accadesse?


Tutte domande lecite che nella visione socratica divengono qualcosa di più di semplici quesiti, poiché rappresentano strumenti importanti per indagare la verità che risiede dentro noi stessi (maieutica socratica).

In quel sacchetto che sembra vuoto tanto da percepirne la difficoltà a stare in piedi e in equilibrio, c’è tutto quello che ti serve: risposte, comprensione, conoscenza, saggezza, doni, talenti, soluzioni.

Socrate stesso riteneva che la vera saggezza consistesse nel riconoscere i propri limiti e nell'ammettere la propria ignoranza: “So di non sapere”.

Ecco che da questa presa di coscienza magicamente si aprono tante porte con un effetto domino e quell’incantesimo che ti tiene prigioniero/a e ti fa sentire vuoto/a e spento/a sembra rompersi per dissolvere quella visione dogmatica e monoidea che ti costringe in un monocolo.

Invece di accettare passivamente le credenze comuni, Socrate invitava a mettere in discussione ogni opinione con la finalità di raggiungere una comprensione più profonda di sé stessi e della relazione tra sé e sé e tra sé e il mondo.

Questo è ciò che dovresti fare quando il tuo sacco appare vuoto tanto da percepirne illusoriamente l’assenza di qualcosa ogni volta che ti ostini a cercalo al di fuori.

Cercare di capire cosa non ti permette di vedere realmente il suo contenuto, cosa ti distrae da esso, cosa ti rapisce con così tanta forza da distogliere ogni parte di te dalla verità profonda, privandoti di una visione più giusta, chiara e comprensiva.

Di solito quegli occhiali scuri sono le tue paure, tensioni interne generate da esperienze passate che hanno creato convinzioni fondate su sensi di colpa, timori, senso di inferiorità e di autosvalutazione e molto altro di poco edificante.


Di cosa ho paura?

Cosa ho paura che accada se non faccio quella cosa?

Quali conseguenze credo che mi aspettano?

Quale senso di colpa si cela dietro a quella cosa che non penso di poter fare diversamente da come ho fatto fino ad ora?


Le domande non sempre richiedono una risposata ma ci portano con le bombole nelle profondità dalle quali emergono pezzi della nostra storia e emozioni ad essi collegati.

Quel risentire profondo, il ritrovare il contatto con te stesso/a, lo sciogliere le parti congelate e cristallizzate, ricompone lentamente il contenuto di quel sacco che torna a pulsare di forma e vigore. Ed è allora che l’idea di egoismo, vista come negazione di sé all’altro, come privilegio della propria essenza in presunta assenza di empatia, si rivela per ciò che è:

il riflesso di una mente addomesticata da un sistema che, per mantenersi saldo, ha bisogno di misurare, governare e prevedere ogni cosa, persino l’anima.

Riprendere contatto con essa è la risposta a ogni domanda.

Con immenso Amore.

Laura

 

 

 
 
 

1 Comment

Rated 0 out of 5 stars.
No ratings yet

Add a rating
Guest
Mar 24
Rated 5 out of 5 stars.

La tua riflessione é molto profonda e vera! Siamo stati educati a cercare fuori, mentre dentro di noi abbiamo giá tutto ció che ci serve. E nel frattempo, anziché creare connessioni con l’altro che ci potenziano, perdiamo il tempo a dare la colpa all’altro per le nostre mancanze.

Un sistema al contrario che urge comprendere e ribaltare. E letture come questa sono un dono davvero prezioso. Grazie 🙏✨✨✨


Like
bottom of page